lunedì 22 marzo 2010

Pink Floyd e Queen se ne vanno. La EMI nei guai cerca di rattoppare "fittando" il catalogo.




La EMI, storica società di edizioni musicali britannica, decisamente nei guai, sta negoziando la possibilità per le sue rivali di gestire per 5 anni il suo catalogo musicale Usa.


L'iniziativa punta a raccogliere 400 milioni di sterline e fa parte di un nuovo business plan con cui i proprietari della Emi intendono far fronte al consolidamento del debito da 2,6 miliardi di sterline (3,95 miliardi di dollari) e impedire ai principali creditori di Citigroup di scalare il gruppo musicale.

Perché?


Semplicemente perché Pink Floyd e Queen hanno già contattato altre etichette in grado di assicuragli contratti più vantaggiosi e contano di lasciare il lido molto presto.

Bella batosta eh? Non è facile che non uno, ma ben due Giganti di questa posta decidano di levare simultaneamente le ancore, lasciando ovviamente l'EMI in mutande più di quanto non lo sia già.

Lo scorso anno, infatti, i Pink Floyd, che hanno firmato il loro primo contratto con la casa discografica nel 1967, l'hanno denunciata per un errore nel calcolo dei pagamenti delle royalties. Poteva bastare? Certo che no, dato che i Pink Floyd hanno già annunciato una nuova azione legale per i diritti d'autore per la musica online e sul marketing.

Sulla stessa onda ci sono anche i Queen che con la Emi collaborano dal 1972.

Mi correggo, la EMI non resterà in mutande, gli porteranno via anche quelle.


Il mese scorso la EMI Music ha annunciato nel 2009 una perdita annua di 1,9 miliardi di sterline, con un passivo che supera di 408 milioni di euro le attività.

Per far cassa, la casa discografica aveva pensato di vendere anche gli studi di Abbey Road, quelli dei Beatles, decisione poi rientrata per l'intervento del governo britannico che li aveva dichiarati patrimonio protetto dalla English Heritage( e menomale!).


Riuscirà la EMI a rattoppare le sue mutande di seta?

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